Le vicissitudini legali di Stanleybet: un caso che fa scuola

Cristina Marziali 20/03/2023
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Che lo status degli operatori del gioco d’azzardo in Italia continui a muoversi in un grande caos normativo è cosa nota. A livello nazionale, ma si può dire che lo stesso accada anche a livello internazionale, di certo europeo, continua ad esserci la tendenza, da parte delle istituzioni, a penalizzare tutti quegli operatori che si occupano di betting e gambling. Resta cioè ancora attivo un forte stigma sociale nei confronti di chi si occupa, a livello commerciale, di gioco d’azzardo. Questo senza mai tenere in debito conto che il gioco d’azzardo è non solo un’attività molto popolare tra le persone, ma che in più porta anche notevoli introiti nelle casse dello Stato. Eppure si ha sempre l’impressione che le norme servano a reprimere e contenere, e non, come sarebbe giusto, a regolamentare e tutelare.

Il caso Stanleybet

stanleybet-group-logoPossiamo dire che, alla luce di quanto affermato sopra, sia particolarmente illuminante il caso di un operatore che lavora soprattutto nel campo delle scommesse sportive, sia nel modo fisico che in quello virtuale. Parliamo di Stanleybet, che in Italia ha avuto una vita a dir poco difficile, con vicissitudini che non sono nemmeno ancora, ad oggi, concluse. Proviamo a riassumerle brevemente, basandoci sulla narrazione che ne viene fatta sul sito ufficiale del gruppo, partendo da una rapida storia di questa realtà che è molto importante in tutto il mondo e che, a quanto pare, ha incontrato difficoltà apparentemente insormontabili solo nel nostro Paese.

Stanleybet infatti nasce parecchi anni fa, a dimostrazione di quanto la sua esperienza nel mondo del gioco d’azzardo sia fortemente consolidata e improntata ad una lunga tradizione. Siamo nel 1958 in Irlanda, e Stanleybet comincia la sua avventura nelle scommesse sportive crescendo notevolmente nei seguenti 20 anni. Nel 1979 si trasferisce in Inghilterra, a Liverpool. Il suo nome, a quei tempi, è solo Stanley. Qualche anno dopo, nel 1986, viene quotata in borsa e in breve diventa uno dei titoli più quotati del mercato. Lo slancio internazionale arriva sul finire degli anni Novanta, con la creazione di Stanley International. A seguito di una serie di vendite e acquisizioni, nel 2006 il gruppo Stanley diventa interamente italo-britannico

Oggi il gruppo possiede licenza per il gioco fisico e on line nel Regno Unito e molto altri Paesi europei, presentandosi come uno degli operatori più importanti nel Vecchio Continente. È attivo con un totale di oltre 2000 sportelli e uffici e 3000 dipendenti e collaboratori ed è presente anche con il brand Magellan Robotech. Ma per quel che riguarda l’Italia le cose sono andate un po’ diversamente.

Il gruppo Stanley in Italia

Il gruppo Stanley è riuscito ad ottenere senza particolari problemi la licenza da parte di ADM per esercitare on line, attraverso il suo portale dedicato, il gioco d’azzardo in suolo italiano. Ma per quel che concerne il gioco fisico, quindi i punti vendita retail, le cose sono andate ben diversamente. Per sommi capi, le tappe della questione sono le seguenti.

  • 1998: il gruppo Stanley intende partecipare con i suoi punti vendita alla sperimentazione sulle scommesse, che era stata assegnata in monopolio a Snai. Al momento della gara, nel 1999, il gruppo viene escluso in quanto escluse tutte le società quotate in borsa. Segue un esposto di Stanley alla Commissione Europea, ma negli anni seguenti  sarà la Corte di Giustizia a dire che l’esclusione dalla gara era stata illegittima.
  • 2006: in Italia c’è una nuova gara per le concessioni, ma Stanleybet è ancora una volta escluso perché vengono favoriti i vincitori della precedente gara del 1999. Ancora una volta una sentenza della Corte di Giustizia dice che tale esclusione non ha fondamenti di legittimità..
  • 2012: dovrebbe esserci una nuova gara a cui Stanley vorrebbe partecipare, ma quella che viene bandita contiene clausole che ancora una volta escludono a priori il gruppo. Ne segue un ennesimo contenzioso che si risolve una volta di più a favore del gruppo.

Ad oggi il gruppo può operare fisicamente in Italia solo attraverso licenza Maltese, per quanto diverse sentenze della Corte di Giustizia abbiano dimostrato come nei suoi confronti ci siano state palesi violazioni ai diritti riconosciuti dall’Unione Europea.

L’ultimo capitole e le parole di Giovanni Garrisi, CEO Stanleybet

giovanni-garrisi-ceo-stanleybetLe ultime vicissitudini riguardano l’illegittimità di un avviso di accertamento in materia di imposta unica sulle scommesse nei confronti di Stanleybet Malta Limited per l’annualità d’imposta 2016 portato avanti da ADM. In sostanza, l’Agenzia delle Dogane e Monopoli aveva ravvisato un’attività illecita e aveva quindi sanzionato il gruppo Stanley per tale motivo. La Corte di Giustizia Tributaria di Milano ha però smentito la liceità di tali sanzioni. A seguito di questa vicenda, che si è conclusa in questi giorni, Giovanni Garrisi, che è il CEO di Stanleybet, ha espresso i suoi pensieri in un’intervista rilasciata ad un giornale online.

Garrisi dice che è volontà del gruppo pagare le tasse in Italia, come è giusto, ma che non ha senso che ADM continui a vedere l’operatività del gruppo come illecita, e a sanzionarla come tale. Quindi, dice il CEO, c’è un grave problema di comunicazione che continua a danneggiare un operatore serio che solo in Italia ha trovato tante difficoltà per il gioco fisico. Alla domanda se, alla prossima gara per le concessioni, il gruppo intenda partecipare, la risposta è che ciò avverrà solo se la gara si dimostrerà rispettosa dei diritti dell’Unione e della società. Nonostante i toni molto polemici, Garrisi conclude dicendosi fiducioso che prima o poi una soluzione verrà trovata, anche grazie all’intermediazione del Ministero dell’Economia. “Ho grande fiducia nella cultura e penso che sia proprio la cultura la chiave per risolvere definitivamente la questione Stanley.” chiosa “Da parte nostra c’è massima apertura e disponibilità”.

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CMarziali / Cristina Marziali