Negli USA Amazon sotto accusa per pubblicità alle app di gioco illegali

Cristina Marziali 11/12/2023
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Quando si parla di gioco d’azzardo, sappiamo fin dal primo momento che si sta per toccare un tema molto spinoso e delicato. La questione si fa scottante quando si considera il lato legale. Ogni Paese del mondo, infatti, gestisce il gioco d’azzardo, che ha le sue peculiarità per via del fatto che prevede l’uso di denaro reale da parte dei giocatori, a modo suo. In Italia sappiamo che, a seguito dell’entrata in vigore del Decreto Dignità nel 2018, è stato fatto divieto alla pubblicità al gioco d’azzardo, e sono state vietate anche le sponsorizzazioni. Nella nostra nazione quindi esiste un distinguo molto chiaro tra gioco d’azzardo legale e illegale, e lo stesso accade nella maggior parte delle nazioni d’Europa. 

Le cose però stanno un po’ diversamente negli USA. Gli Stati Uniti stanno infatti legalizzando solo negli ultimi anni le slot online: il primo stato a farlo è il New Jersey, mentre la normativa resta ancora molto fumosa in altri stati. Questo apre la strada a contenziosi legali che in alcuni casi hanno condotto anche a risarcimenti milionari. Forse consapevole di questo un privato cittadino di nome Steve Horn, che risiede in Nevada, ha deciso di intentare una causa contro uno dei maggiori colossi dell’e-commerce attualmente esistenti, ovvero Amazon.

Horn vs Amazon

Negli USA dunque non esiste una normativa unitaria, almeno non ancora, rispetto alle slot online. Esiste però una normativa federale che si chiama UIGEA. Nella sostanza, tale normativa vieta in modo categorico qualunque transazione di denaro verso siti web che si occupino di gioco d’azzardo. La UIGEA ha già mietuto vittime eccellenti, causando, ad esempio, la chiusura delle poker room statunitensi e un momento di grave difficoltà per tutte quelle estere nel 2012. Steve Horn è riuscito a far sentire la sua voce appellandosi a tale normativa, e soprattutto rivolgendosi ad uno degli studi legali più quotati negli USA in questioni di tale natura.

Lo studio legale Edelson ha sede a Chicago ed è già riuscito a uscire vittorioso in conteziosi simili, e sembra che anche in questo caso le aspettative siano elevate. A commentare la vicenda che vede coinvolta Amazon è stato Todd Logan, che guida la divisione gioco d’azzardo dello studio. Logan ha affermato  “Non vediamo l’ora di portare questo caso davanti a una giuria di colleghi di Amazon”. Ha anche ricordato che questo è l’ottavo caso di cui si occupa lo studio Edelson che riguarda le app di casinò social.

I casinò social

Veniamo dunque al cuore della questione: che cos’ha nello specifico il signor Horn da recriminare contro Amazon? Steve Horn accusa Amazon, e con Amazon le app di casinò social, di aver “trovato un modo per introdurre clandestinamente le slot machine nelle case dei consumatori di tutti gli Stati Uniti, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno”. Il punto sarebbe che Amazon ha fatto pubblicità ed ha distribuito oltre 30 app di casinò online considerate illegali. Tali app, infatti, non distribuiscono soldi veri ma solo chips virtuali, per acquistare le quali però bisogna usare il proprio denaro.

L’escamotage sarebbe quindi quello di far passare come gioco innocuo, ovvero che non vede coinvolto l’uso di denaro vero, quello che in realtà è gioco d’azzardo a tutti gli effetti, visto che per comprare le chips necessarie per giocare alle slot bisogna usare i propri risparmi. Amazon trarrebbe il 30% su tali transazioni, aggirando la normativa UIGEA. I legali di Amazon, al momento, non hanno ancora commentato in alcun modo.

La situazione in Italia

Nel 2018 una sentenza della Corte d’Appello degli Stati Uniti ha dichiarato che le app di casinò social sono da ritenersi illegali, stando alle normative vigenti nello stato di Washington. Questa è la base su cui si muoverà l’accusa dello studio Edelson, che di fatto ha dato vita ad una class action che, secondo fonti dello studio, coinvolgerebbe “decine di migliaia di consumatori”. In che termini starebbe una questione del genere in Italia? Va detto che nel nostro Paese i casinò social non sono ancora così diffusi. Quindi, non esiste nemmeno una normativa specifica, ma ci sono comunque conclusioni legali che si possono trarre.

A farlo è, sul sito Assopoker, lo Studio Legale Sbordoni, fondato dall’Avvocato Stefano Sbordoni, il quale dice che “il social gaming non è attualmente regolamentato in Italia. Tuttavia, se nel meccanismo di vincita è coinvolto denaro reale, questo fa scattare automaticamente l’applicazione della normativa ADM sui giochi di abilità e l’offerente deve essere in possesso di una licenza di gioco italiana”. A conferma di ciò interviene un episodio di pochi mesi fa: la chiusura del sito Gametwist per decisione di ADM.

Gametwist è un sito su cui si gioca non usando denaro reale ma i Twist, una sorta di valuta virtuale. I Twist però potevano esser acquistati, da cui la decisione dell’ente regolatore di rendere irraggiungibile il sito, poiché operava senza numero di concessione ma, di fatto, erogava gioco d’azzardo.

A questo punto non ci resterà che seguire la causa contro Amazon, per scoprire cosa avrà da dire la legge in questo specifico caso.

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CMarziali / Cristina Marziali